«Né madri né madonne, solo donne» gridavano le femministe alle manifestazioni qualche decennio fa. Figuriamoci cosa potevano pensare della festa della mamma. Oggi molte donne sorridono, scartando i lavoretti fatti dai bambini o ascoltando le poesie imparate per l’occasione. «Quante parole per una mamma?/ Tutto un vocabolario da cercare/ ma a lei ne basta una/ la gioia di donare». La retorica è vecchiotta, d’accordo, più adatta a un disco di Claudio Villa che al linguaggio di un bambino del 2013. Ma non è il caso di preoccuparsi troppo: i nostri figli non sono così conservatori, le loro maestre nemmeno. Probabilmente il tono retrò è dovuto alla carenza di materiali didattici aggiornati (vogliamo rimediare?). Comunque la pensiate, la festa dedicata a chi ci ha fatto nascere non sembra sul viale del tramonto. Una ricorrenza vintage più che démodé, da riadattare e reinventare. Negli Stati Uniti, dove il Mother’s Day è celebrato dal 1914, l’hanno riscoperta anche i più blasonati tra blog e giornali. (Continua nel blog La 27 ora; pubblicato sul Corriere della sera il 12 maggio 2013)
Gli Europei ci sono. Facciamo l’Europa
Provate a pensare a due persone che non si assomigliano: Angela Merkel e Silvio Berlusconi, ad esempio. Rimarreste stupiti scoprendo che sono strettamente imparentati? Se potessimo tornare indietro di mille anni, il tempo di una trentina di generazioni, potremmo appurare che la cancelliera tedesca e l’ex premier italiano condividono un set quasi identico di antenati. Certo che se si riavvolge il film della storia dell’uomo fin dall’inizio, tutti discendiamo da un gruppo di progenitori africani. La novità però sta nello stretto grado di parentela svelato da uno studio appena pubblicato su Plos Biology: l’Europa è davvero una grande famiglia. Due genetisti dell’Università della California, Peter Ralph e Graham Coop, hanno analizzato un database relativo a oltre 2.000 cittadini europei, stabilendo l’epoca in cui sono vissuti gli antenati comuni in base alla lunghezza dei blocchi di Dna condivisi. In questo modo hanno fatto una scoperta ovvia e una sorprendente. La prima è che il grado di parentela si diluisce con la distanza. La seconda è che nonostante i chilometri, le montagne, le barriere linguistiche, questa relazione resta fortissima. Persino un britannico e un turco hanno buone probabilità di condividere i propri antenati negli ultimi 1000 anni. Se faticate a crederci provate a fare un calcolo matematico. Continua a leggere “Gli Europei ci sono. Facciamo l’Europa”
Il senso di Andreotti per la fisica
Testo di Giulio Andreotti (1988)
La fisica nucleare è un settore della ricerca scientifica che ha attratto la mia attenzione sin dai primi passi dell’attività politica nel governo: ai tempi di De Gasperi. L’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN), nato nel Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), eppoi posto sotto il Comitato nazionale energia nucleare (CNEN), sono episodi vivi nella mia memoria. L’adesione dell’Italia al CERN, le varie crisi attraversate in Italia da questa disciplina, sono state da me seguite con interesse. E, per quel che mi è stato possibile, sono sempre intervenuto a favore. Mai contro. Il motivo è semplice: avevo tra i miei consiglieri privati un giovane – anzi, allora, un giovanissimo fisico siciliano. Mi parlava di Ettore Majorana come di un genio della fisica moderna. Mi spiegava il fascino dei neutrini e di altre conquiste della fisica. A me, di estrazione ben diversa, quei discorsi piacevano molto. E volevo incoraggiare una disciplina scientifica tanto legata alla conquista di nuovi orizzonti per il sapere dell’uomo. Col passare degli anni il mio contatto con i fisici subnucleari è cresciuto. E’ grazie a un gruppo di essi che è stato possibile fare uscire dalle torri di avorio un manifesto – quello di Erice – che ha fatto il giro del mondo, raccogliendo diecimila firme di scienziati appartenenti a tutti i paesi in cui si fa ricerca scientifica. Senza alcuna discriminazione politica o razziale: hanno firmato tutti. Quel manifesto dice a chiare lettere che la Scienza non è responsabile del fatto che il pianeta sia imbottito di bombe. E che è il “Segreto” scientifico-tecnico-militare il nemico numero uno dell’Umanità. Da quel manifesto nasce la proposta “utopistica” della eliminazione del segreto in tutti i laboratori. Proposta che io ho fatto mia e che è adesso all’attenzione di Gorbaciov, di Den Xiao-Ping e di Reagan. Continua a leggere “Il senso di Andreotti per la fisica”
In che mani è finito Francis Crick
La medaglia del Nobel, co-scopritore della doppia elica, è stata venduta per 2,7 milioni di dollari, una cifra 4 volte superiore al previsto. Ad assicurarsela il Buyer 130, che ben presto ha rivelato con orgoglio le proprie generalità. Nome: Jack Wang. Nazionalità: cinese, naturalizzato americano. Professione: Ceo di Biomobie, company che si autodefinisce attiva nella medicina rigenerativa, con uffici a Shanghai e nella Silicon Valley. Cosa produce? Un controverso dispositivo elettromagnetico a forma di Ufo, che pretenderebbe di stimolare la rigenerazione degli organi danneggiati.
Possibili fantasiose applicazioni? Dalla disfunzione erettile alle vene varicose, ma non è ancora in commercio e le sue mirabilia non sono mai state dimostrate su riviste scientifiche peer-reviewed. Ora Wang potrà appendere in ufficio la foto in cui è ritratto con i familiari di Crick (accidenti a loro) e forse sfoggerà la medaglia della doppia elica per lanciare il suo prodotto da stregone-hich. Se non in America, in Cina. Vi pare giusto? Continua a leggere “In che mani è finito Francis Crick”
All’asta i ricordi (teneri) del padre del Dna
Come si annuncia una scoperta rivoluzionaria come quella della doppia elica? Con sobrietà, in un articolo accademico. Con spacconeria, al pub con gli amici. Con familiarità alla moglie, che non sta neanche a sentire. Francis Crick lo ha fatto in tutti questi modi e in un altro ancora. Ha scritto una bellissima lettera al figlio dodicenne, poche settimane prima che la notizia facesse il giro del mondo. Il 10 aprile quelle sette pagine andranno all’asta a New York, per volontà dello stesso figlio ormai ultrasettantenne. Probabilmente a Francis, che è morto nel 2004, non importerebbe granché; per molti altri, però, è un colpo al cuore. Perché, se non si farà avanti un benefattore, questo e altri cimeli potrebbero finire in una collezione privata. E perché l’asta da Christie’s sancisce una verità sgradita: anche la memoria di un gesto tenero compiuto da un padre eccezionale ha un prezzo; l’amore filiale è sempre imperfetto. Continua a leggere “All’asta i ricordi (teneri) del padre del Dna”