Nella mente degli uomini violenti

 femminicidio el paisCosa passava e passa per la testa del giovane assassino di Fabiana Luzzi, al momento, non lo sa nessuno. Le indiscrezioni parlano di una relazione interrotta e ripresa, di un approccio sessuale respinto, di gelosia, di scarsi segni di pentimento. Se saranno confermate, allora l’efferato caso di Corigliano Calabro presenta alcuni degli indicatori classici dei casi di femminicidio. Dire che si tratta di una tragedia annunciata sarebbe troppo, nessuno è in grado di prevedere se una serie di comportamenti intimidatori e di abusi sfoceranno in assassinio. Ma le ricerche pubblicate nell’ultimo decennio su questo tipo di delitti si contano a decine e alcuni indizi ci sono. La gelosia, innanzitutto, che non va intesa nel senso comune del termine. È il senso di possesso che trasforma l’altra in oggetto, l’attenzione ossessiva al comportamento della partner, il tentativo di limitarne le interazioni sociali. Si possono usare lenti interpretative diverse – femminista, sociologica, psicologica – ma i dati indicano la volontà di affermare il proprio ordine morale e punire presunte trasgressioni. A volte la violenza tutela l’autostima di chi la mette in pratica o comunque serve a preservare il suo mondo deviante. (pubblicato sul Corriere della sera il 27 maggio 2013; continua qui, sul blog La 27 ora)

Mamme al lavoro e figli all’asilo, senza rimpianti

mommy-guilt“Madre lavoratrice è un’espressione pleonastica”. Non si sa chi abbia pronunciato questa frase per prima, ma è sicuramente vera. Lo era già quando le donne restavano a casa, senza l’aiuto della lavatrice e senza disporre di un supermarket dietro l’angolo. Lo è ancora oggi, visto che per far quadrare i bilanci familiari due stipendi sono più che utili, spesso sono necessari. Ormai secondo i sondaggi sono rimasti in pochi a dubitare che una donna con un impiego retribuito possa essere anche una brava mamma. Ma resistono dubbi diffusi sull’opportunità che ritorni al lavoro quando i figli sono in età da asilo nido. Eppure passando in rassegna cinquant’anni di studi scientifici Rachel Lucas-Thompson ha tracciato uno scenario rassicurante sul Psychological Bulletin: ricominciare a lavorare poco dopo la nascita di un figlio, in media, influisce poco sul suo sviluppo psicologico e sulle sue future prestazioni scolastiche. Se la famiglia è disagiata, in particolare, gli effetti negativi della permanenza a casa della mamma superano quelli positivi. E se le figlie sono femmine, il fatto che la mamma lavori offre un modello positivo in cui identificarsi, uno stimolo a superare gli stereotipi di genere, a pensarsi come esseri umani completi e liberi. Vorrei che lo sapesse Chiara, la protagonista della web fiction che sta per partire sul sito del Corriere della sera, e con lei tutte le mamme che convivono con i sensi di colpa per aver voluto (o dovuto) dividersi tra famiglia e lavoro. Continua qui. (pubblicato sul Corriere della sera il 6 maggio 2013)

Il gioco d’azzardo e la trappola della povertà

gioco-scandLa storia di Luigi Preiti, rovinato dal vizio del gioco, ha riacceso il dibattito sull’opportunità di mettere fuori legge le sale del videopoker, dove una folla di persone senza nome si gioca tutto fino agli ultimi spiccioli. La ludopatia è una forma di dipendenza, in cui si perde inesorabilmente continuando a credere che l’appuntamento con la fortuna  sia solo rimandato. La vittoria ci bacerà al prossimo giro di carte, al prossimo gettone inserito nella macchinetta mangiasoldi.  C’è un altro aspetto del gioco d’azzardo che è meno noto e di cui ho scritto qualche mese fa a partire da un lavoro pubblicato su Science. Riguarda la psicologia della scarsità, ovvero quei tranelli cognitivi che spingono chi è in stato di necessità ad assumere comportamenti sbagliati, peggiorando fatalmente le proprie condizioni. Riproponendo il mio articolo non voglio certo giustificare chi getta via la propria vita e quella della propria famiglia a suon di scommesse. Tanto meno chi spara per uccidere. La mia intenzione è provare a spiegare alcuni dei perversi meccanismi psicologici che possono condannare i poveri a restare per sempre tali. Continua a leggere “Il gioco d’azzardo e la trappola della povertà”

Eccentrici. Strambi o cretivi?

eccentrici disegno

Mark Zuckerberg non ha rinunciato alla felpa col cappuccio nemmeno per quotare Facebook a Wall Street e si è impegnato a mangiare solo animali uccisi personalmente, almeno per un po’. Il fondatore della «Cnn» Ted Turner è appassionato di imbalsamazione e possiede bisonti. Dean Kamen, l’inventore del monopattino elettrico Segway, vive da solo su un’isola con tanto di bandiera, moneta e visti per gli ospiti (che devono dichiarare eventuali segni particolari su viso e glutei). «Ma questi sono solo i primi nomi che mi vengono in mente, potrei fare una tonnellata di esempi di persone stravaganti e creative». A parlare è Shelley Carson, docente di Harvard e autrice di Your Creative Brain (Harvard Health Publications), di cui «la Lettura» ha chiesto l’aiuto per mappare la coloratissima terra di mezzo tra genio e follia. L’anticonformismo nelmondo degli affari oggi è più accettato che in passato, ma la peculiarità degli artisti era già stata notata da Platone e Aristotele. Cesare Lombroso accomunava pazzi e geni; per cercare conferme andò persino a trovare Tolstoj, rimanendo deluso dal suo aspetto niente affatto degenerato. Quanto alla bizzarria degli scienziati, è un topos che Albert Einstein ha contribuito a consolidare, mostrando la lingua e raccogliendo mozziconi per strada. John Stuart Mill sosteneva che in una società l’eccentricità fosse proporzionale al vigore mentale e al coraggio morale. La stravaganza come sorgente creativa: mito o realtà? (continua qui; pubblicato sulla Lettura-Corriere della sera il 28 aprile)

L’idea del tempo che se ne va

illustrazione pezzo tempoTorna l’ora legale e nonostante le ore di luce guadagnate è difficile liberarsi dalla fastidiosa sensazione che ci abbiano sottratto sessanta minuti. Come quando voliamo verso Est: più ci allontaniamo più il fuso orario sembra scipparci un pezzetto di vita. Dove finisce il tempo perduto? Da nessuna parte, ovviamente. E’ tutta un’illusione percettiva. Minuti, ore e giorni ticchettano e passano imperturbabili, sfidando la nostra comprensione. “Cos’è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so. Se desidero spiegarlo a qualcuno che lo chiede a me, non lo so”, scriveva Sant’Agostino. I più fortunati trascorreranno i prossimi giorni senza lavorare. Una volta liberati da scadenze e cartellini da timbrare, forse sarà più facile sincronizzare l’orologio che portiamo al polso con quello interiore, che i neuroscienziati non sono riusciti con precisione a mappare. Forse. Perché la psicologia contempla anche un “effetto vacanze”, che sembra farci sfuggire il tempo tra le dita, almeno nell’immediato. Come aveva intuito Thomas Mann, nel suo “La montagna incantata”, andare in villeggiatura gioca strani scherzi alla percezione del tempo. Aspettiamo quel momento per mesi ma, quando arriva, vola via in men che non si dica. Sono le novità che, interrompendo la routine, cambiano il ritmo dell’orologio mentale. Continua a leggere “L’idea del tempo che se ne va”

Grillo alla prova di Haidt

rebellionJonathan Haidt è la stella della psicologia morale. Se non avete letto il suo “The righteous mind”, beh, fatelo. E’ una mappa per distinguere l’universo morale dei progressisti da quello dei conservatori. Ai tempi di Occupy Wall Street, Haidt ha passato in rassegna gli slogan di Zuccotti Park abbozzando la carta di identità morale del movimento. Se solo potessimo fargli un corso accelerato di grillismo, chissà cosa direbbe. Per Haidt la morale umana ha sei “sapori”, a cui ciascuno è più o meno sensibile a seconda del proprio orientamento politico. Elenchiamoli: sono il prendersi cura degli altri (care); l’equità (fairness); la lealtà (loyalty); il rispetto dell’autorità (authority); il senso del sacro (sanctity); la difesa della libertà (liberty). I Democratici ne sentono soprattutto tre (care, fairness, liberty), anche se non sono indifferenti agli altri. Diciamo che quando i due gruppi di valori entrano in conflitto tra loro, hanno pochi dubbi su quale sacrificare. I Repubblicani, invece, sono moralmente più onnivori. Cercano di tenerli tutti insieme, il che non vuol dire che siano eticamente superiori. Continua a leggere “Grillo alla prova di Haidt”

Femmina artista, maschio scienziato?

Cover7March NatureImmaginate una bambina di cinque anni con le matite in mano. Disegna su un foglio la mamma e su un altro il papà. Fanno lo stesso lavoro e potrebbe ritrarli entrambi seduti al computer. E invece no. Pochi anni di vita (e di favole, e di cartoni, e di discorsi ascoltati chissà dove) sono stati sufficienti a farglieli disegnare in modo radicalmente diverso. “Mamma pulisce”, “Papà vola sul trapezio e non ha paura della tigre”. Così recitano le didascalie, appuntate per decodificare anche a distanza di anni il significato di quei tratti un po’ incerti. Quella bambina è mia figlia e a ripensarci un po’ rido e un po’ mi preoccupo. Possibile che gli stereotipi di genere siano così pervasivi, potenti, precoci? Certo che sì. Nessuno può pensare di esserne immune. Riconoscerlo è anche il primo passo per provare a rimediare, avverte “Nature”, che esce con un numero speciale dedicato alla battaglia delle donne per raggiungere la parità, anche nel mondo scientifico. Continua a leggere “Femmina artista, maschio scienziato?”

Tutti diversi, tutti terrestri?

marte e venere tagliatoDimentichiamo il manifesto Pdl “Sono una donna, non sono una bambola”, per favore. Quello secondo cui “non esistono le donne” e la differenza tra i due sessi è solo biologica (“le donne partoriscono, gli uomini fecondano”). Mettiamo da parte anche i topos domestici (tubetti del dentifricio senza tappo, lotte per il telecomando, liti in cui lei parla-parla-parla e lui non dice mai la cosa giusta). Quanto è diversa la psicologia di uomini e donne? Se ci risulta difficile andare d’accordo è perché (in genere) siamo di due sessi diversi? Oppure perché siamo due individui diversi che condividono lo spazio-tempo della vita? La psicologia accademica concorda con la psicologia pop? Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere? Oggi ne scrivo per la rubrica Culturomics della Lettura.

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